Cambiare per il clima, è la parola d’ordine.
Nel corso di un’estate che sta mostrato con evidenza l’impatto del cambiamento climatico la necessità di forti politiche di mitigazione e adattamento è sempre più impellente.
Non solo è vitale ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti, causa degli aumenti di temperatura le cui conseguenze che stanno già distruggendo in maniera irreparabile interi ecosistemi, ma è necessario imparare a gestire al meglio gli impatti già reali del cambiamento climatico: creando e aggiornando mappe di vulnerabilità e sviluppando piani di tutela per le popolazioni. Qual è, quindi, realmente la situazione? Cosa dovrebbero fare, in concreto, i nostri governi?
Il primo dato, e forse il più indicativo, è che la concentrazione di emissioni climalteranti continua ad aumentare nell’atmosfera del nostro pianeta, nonostante la riduzione di gas serra durante la pandemia. Nel 2021, infatti, il livello di emissioni globali di CO2 è ritornato ai preoccupanti valori pre-pandemici, dopo una breve ma sostanziale riduzione nel 2020. Queste condizioni sono la causa dell’aumento delle temperature globali medie terrestri e dei mari. Come rilevato dalla OMM nel rapporto State of the Climate 2021, gli ultimi 7 anni sono stati gli anni più caldi registrati fino ad ora. Il dato che colpisce maggiormente e che dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme è la probabilità, 48%, che almeno uno dei prossimi 5 anni potrebbe registrare una temperatura media globale superiore a 1.5 gradi rispetto alle temperature medie pre-rivoluzione industriale.
Considerando il ritmo attuale di circa 40 miliardi di tonnellate di CO2 emesse ogni anno, per fermare il riscaldamento globale dovremmo ridurre le emissioni da ora, fino a dimezzarle per il 2030. E continuare allo stesso ritmo di riduzione fino ad arrivare a una neutralità climatica (net-zero) nel 2050. Cioè abbiamo solamente 8 anni per ridurre le emissioni del 5% ogni anno e rientrare in questo cammino di decarbonizzazione.
Purtroppo, anche in Italia, il cambiamento climatico e l’adattamento alla crisi climatica non sono stati argomenti al centro del dibattito politico. L’attenzione dell’opinione pubblica è focalizzata sul futuro del nuovo governo e su come verranno affrontate le contingenze. Ma la crisi climatica continua a essere un’emergenza e mai come ora serve una leadership in grado di trovare soluzioni.
La crisi dell’energia è stata aggravata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Il conflitto ha acceso i riflettori sulla geopolitica dei combustibili fossili, e ci ha permesso di riflettere sull’affidabilità di alcuni attori dello scenario internazionale. In questo rivedere l’utilizzo delle nostre risorse, partendo dalle rinnovabili per avviarci verso la fine della dipendenza dalle importazioni e dalle fonti fossili. Le energie rinnovabili sono democratiche, tutti possiamo averle. Il Mediterraneo e l’Africa potrebbero essere l’hotspot per la produzione e l’esportazione di questo tipo di energia. Restiamo l’hotspot, ma in positivo, per un nuovo modo di pensare l’approvvigionamento energetico.
Batterie, quelle al litio tra 8 anni saranno 9,2 milioni costerà circa 11,5 miliardi di euro smaltirle.
In Italia è allarme sulle batterie legate alle auto. A lanciarlo è Interzero, società di consulenza e gruppo di servizi di economia circolare che si